Le trivelle inquinano?

Le trivelle inquinano?

La legge italiana conferma e scrive apertamente, e in modo inequivocabile, la normativa che deve regolamentare le attività economiche che inquinano, individuandole precisamente.
Questi tipi di attività vengono infatti catalogate (dalla legge) come attività dannose per l’ambiente e l’ecosistema..

Cosa fa quindi la legge?

“Limita” i danni. E’ stato infatti creato lo strumento delle “SOGLIE” di sicurezza. Avrete sentito spesso usare questo termine in tv e sui giornali. Quando si parla di industrie, città, smog, che “superano o restano nelle soglie stabilite dalle legge”. Lo avete sentito?
Questo è il meccanismo di “sopportazione dell’inquinamento”.

Che significa?

Per certe attività non esistono modi di evitare l’inquinamento, allora la legge non vieta tali attività, ma fissa dei tetti massimi di inquinamento da non superare. Esiste infatti un’apposita legge che si chiama “Norme in materia ambientale” – Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 – in particolare l’articolo 267:

Ai fini della prevenzione e della limitazione dell’inquinamento atmosferico, si applica agli impianti, inclusi gli impianti termici civili non disciplinati dal titolo II, ed alle attività che producono emissioni in atmosfera e stabilisce i valori di emissione, le prescrizioni, i metodi di campionamento e di analisi delle emissioni ed i criteri per la valutazione della conformità dei valori misurati ai valori limite”.

(Potete verificare sul sito del Governo)

Le TRIVELLE inquinano? SI.

Le trivelle rientrano in queste attività. Si conoscono anche esattamente i gas emessi nell’aria durante le lavorazioni. La stessa Eni, proprietaria di 96 piattaforme marine in Italia, ha rilasciato un rapporto nel 2014 in cui è possibile vedere con facilità tutte le sostanze emesse ogni giorno tutti i giorni da questi impianti (aprendo il file, da pag. 54 in poi):

SO2 = Anidride Solforosa = forte gas irritante per le vie respiratorie. Esposizione prolungata, anche in concentrazioni minime (sull’ordine di miliardesimi) comporta faringite, affaticamento respiratorio e disturbi a carico dell’apparato sensoriale. La principale fonte di inquinamento è costituita dalla combustione di combustibili fossili (carbone e derivati del petrolio) in cui lo zolfo è presente come impurezza.

NOx = Monossido di azoto = irritante per occhi e tratto respiratorio. Inalazione di queste sostanze sono causa di edema polmonare, ed ha effetti sul sangue, come la formazione di metaemoglobina (ossidazione ferrosa delle molecole responsabili del trasporto di ossigeno nel nostro sangue)

CO = Monossido di carbonio = gas velenoso, insidioso quanto inodore, incolore, insapore. Penetra facilmente attraverso pareti e soffitto. Si lega saldamente allo ione del ferro nell’emoglobina del sangue, che quindi rilascia più difficilmente ossigeno ai nostri tessuti. In caso di esposizioni prolungate nel tempo, l’intossicazione da CO conduce a stati di incoscienza (il cervello riceve via via meno ossigeno), e/o alla morte per anossia. Il monossido svolge un ruolo tossico all’interno dei nostri mitocondri (addetti alla respirazione cellulare). Gli effetti sono più rapidi sui bambini, perché il CO tende a stratificarsi al suolo.

FONTE ufficiale = IFA Gestis – database internazionale delle sostanze dannose

Quantità delle emissioni:

Un camino termodistruttore V580-FJ-951 della Eni (quelli alti, rossi e bianchi che potete vedere in tantissimi tipi di impianti) emette nell’aria 40 mila 827 Kg di Anidride Solforosa (SO2) ogni anno, il limite previsto dalla legge è di 77 mila 860 Kg. Ancora, emette 32mila 975 Kg di Monossido di azoto (NOx) l’anno, e il limite consentito dalla legge e’ di 109.000 Kg. (Fonte ufficiale Eni – il rapporto da pag. 56)

Tutto ok quindi?

La domanda (forse) non è più se gli impianti di estrazione e lavorazione del petrolio inquinano. INQUINANO. (Forse) La nuova domanda potrebbe essere: ci sta bene che non vengano superati i limiti di legge (e quindi accontentarsi comunque di circa 100 tonnellate l’anno di NOx, SO2 e CO emesse da ogni impianto); oppure, forse, occorre iniziare a volgere lo sguardo verso altre fonti di energia?

Marco Giordano

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