Rimborsi elettorali: guida pratica e veloce per rubare soldi pubblici

Rimborsi elettorali. Da sempre questa locuzione formata da sole due parole assume una dimensione mistica nel dibattito pubblico italiano, a fasi alterne, a seconda che le masse di pubblico se ne ricordino o meno l’esistenza, in base a scandali e promesse elettorali. Amati e odiati dai diversi partiti e forze politiche, a seconda di come tira il vento del sentimento popolare in direzione ostinata o favorevole.

Basti pensare alla “guerra semantica” combattuta per oltre 30 anni. Prima chiamati rimborsi elettorali, poi rinominati finanziamenti pubblici ai partiti, poi contributi per le spese elettorali, poi contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici, ed oggi, nel 2013 sono tornati sulla cresta dell’onda come rimborsi elettorali. Eppure mentre tutti noi sembriamo essere “distratti” sul nome più adatto da dare alle cifre in denaro (pubblico) riconosciute ai partiti che partecipano alle elezioni e che siedono in Parlamento, qualcosa è sempre rimasto immutato da un passato molto più lontano. Parliamo del lontano 1973, ben 40 anni fa.

Franco Fiorito – PDL

Ricordate degli scandali che hanno investito i “Gruppi Consiliari” delle Regioni, a partire dalla Regione Lazio nel 2012? Il 2 ottobre 2012 l’allora capogruppo del PDL – Popolo delle Libertà della Regione Lazio, Franco Fiorito, fu arrestato dal nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza, su richiesta del gip (giudice per le indagini preliminari) del Tribunale di Roma con l’accusa di peculato (appropriazione ed uso indebito di denaro pubblico destinato ad altri scopi). Il 28 maggio 2013 Fiorito viene condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 1 milione di euro. “Non ho rubato nulla, quei soldi mi sono stati assegnati tramite delibera”, disse Fiorito al processo. Ed era vero. I soldi pubblici furono rubati applicando la legge. Una LEGGE ancora in vigore a cui nessun governo fino al 2012 ha messo mano. 

La procedura in pochi semplici passi per RUBARE I SOLDI PUBBLICI:

Vi stupirete perché il meccanismo è davvero facile:

  1. si riunisce il Consiglio Regionale, vale a dire, tutti i consiglieri regionali. Ad esempio,  nel caso del Lazio (nel 2011) parliamo di:
    Franco Fiorito (PDL)
    Andrea Bernaudo (PDL)
    Romolo Del Balzo (PDL)
    Stefano Galetto (PDL)
    Pier Ernesto Irmici (PDL)
    Mario Brozzi (Lista Polverini)
    Francesco Carducci Artenisio (UDC)
    Claudio Mancini (PD)
    Carlo Lucherini (PD)
    Filiberto Zaratti (SEL)
    Vincenzo Maruccio (IDV)
    Ivano Peduzzi (FDS)
    Francesco Storace (La Destra)
    a
  2. Il Presidente del Consiglio Regionale (nel caso del Lazio, Mario Abruzzese ) presenta un documento scritto, una “delibera” ( come questa );
    a
  3. nella seconda pagina della delibera si scrive  di quanto si vuole aumentare il “Contributo dei Gruppi Consiliari”; potete scrivere quanto vi pare, anche milioni di euro:
    a

    (apri e scorri verso la seconda pagina )
    a 
  4. gli aumenti (come potete leggere da soli) vengono fatti spostando i fondi da un capitolo all’altro del bilancio:
    in questo caso hanno preso soldi  dal capitolo “R11504”, ovvero dalle spese postali, telefoniche e generali (fonte: www.senato.it ) (Guarda il file pdf qui nel caso il link del Senato sia stato disattivato)
    a
  5. ATTENZIONE: si deve rendere il tutto legale.

  6. Nessun problema: basta scrivere nella prima pagina della delibera “Vista la legge 6 dicembre 1973 n. 853
  7. Si passa alla votazione della delibera. Ma non è un problema, perché tanto ci sono più soldi per tutti, quindi votano tutti a favore: UNANIMITA’. 
    (E infatti gli aumenti – cioè gli sprechi – della regione Lazio venivano votati sempre all’unanimità. Potete vederlo bene in fondo alla pagina 84, nella prima colonna a destra, dalla dichiarazione di Claudio Mancini (PD): qui il documento ufficiale della votazione

Eccola la madre di tutti gli imbrogli:
la legge 6 dicembre 1973 n. 853 , potete aprirla e leggerla tutti.
Pensate è una delle leggi più corte mai scritte, è lunga solo una pagina, con soli 5 articoli. Facilissima da leggere.

In questa legge si trovano tutte le “paroline chiave” del gran polverone che si è alzato col processo Fiorito:

  • autonomia regionale
  • regolamenti interni alle regioni
  • indennità di carica
  • contributi per il funzionamento dei gruppi consiliari
    (trovate tutte le parti essenziali sottolineate in grassetto nel PDF della legge)
In nessuno dei 5 articoli si trova scritto un vincolo, o un limite di qualsiasi genere, su come spendere i soldi destinati ai “Gruppi Consiliari”, cioè ai Partiti.
Non esistono vincoli di spesa, destinazioni precise, fini né scopi delle spese. Basta destinare i soldi ai Gruppi, poi questi possono farci tutto ciò che vogliono.
 
Nonostante le condanne di Fiorito e di altri consiglieri regionali, nonostante tutti gli scandali che dal 2012 hanno travolto tutte le regioni, con 558 indagati, 134 rinvii a giudizio, 10 arresti e 3 condanne definitive, questa legge ancora non è stata cancellata, e resta tuttora in vigore.
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Marco Giordano 
 
Altre Fonti ufficiali:
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Un ringraziamento particolare a “L’Espresso” , per una parte delle fonti dei documenti ufficiali..
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(giugno 2013)

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