Evasione fiscale: catastrofe IMU e boom dei “ruderi”

Oltre 400mila palazzi in tutta Italia sono stati declassificati da abitazioni a ruderi: sempre più case finiscono in rovina. Leggendo i dati relativi agli immobili accatastati a partire dal 2011, verrebbe da allarmarsi, pensando che un continuo fenomeno catastrofico idro-geologico climatico stia inghiottendo centinaia di migliaia di edifici abitativi. Partendo da un’indagine de Il sole24ore, ho notato come il fenomeno sia molto diffuso e mi sono chiesto se effettivamente dipendesse da fattori di incuria verso il patrimonio edilizio ed eventi calamitosi, o se fosse il frutto dell’ennesima furbata all’italiana.

Dal 2011 a settembre 2015, infatti, verificando i dati direttamente all’Agenzia delle Entrate, i fabbricati in disuso in tutto il paese sono arrivati a quota 434mila. Tenendo conto che il rapporto abitazioni/popolazione è di 1,87 abitanti per abitazione, e che di tutti i Ruderi attualmente accatastati più di 395mila risultavano ad uso abitativo, questo vuol dire che in soli tre anni più di 742mila persone dovrebbero aver abbandonato o perso le loro case. Osservando le ultime statistiche catastali, pubblicate dall’Agenzia delle Entrate il 23 luglio 2015, è però difficile pensare che i dati emersi siano davvero legati a fenomeni catastrofici.

Le prime avvisaglie, su quelle che potrebbero essere le effettive origini di questo aumento anomalo di edifici abbandonati, arrivano proprio analizzando le categorie catastali nell’ambito fiscale. I cosiddetti ruderi, al catasto, rientrano infatti nella categoria degli edifici tecnicamente definiti “fabbricati collabenti”. La caratteristica “interessante” di questi fabbricati è che sono completamente esclusi dal pagamento delle tasse IMU e Tasi, “risultando” disabitati, né utilizzabili per qualunque altro fine. I fabbricati collabenti (teoricamente) non hanno quindi più rendita catastale, sono cioè privi di qualunque valore economico-patrimoniale tassabile dal fisco italiano. Una caratteristica molto appetibile, vista la pesante stangata che grava su tutti i proprietari di case dal 2011, anno di introduzione dell’Imu.

Classico esempio di una casa abitata ma non finita di costruire

Restringiamo il campo di indagine per chiarirci le idee. Nella provincia di Salerno, partendo proprio dal 2011, i Ruderi sono aumentati del 47,4% e attualmente ammontano a 8.018 unità. Nella provincia di Matera oggi i fabbricati collabenti sono 2.682. Un dato alquanto curioso. Tenendo conto delle stesse statistiche, la provincia di Salerno è di livello arancione, cioè tra 450mila e 1 milione di unità abitative, mentre Matera è di livello verde, sotto le 150mila unità. Questo vuol dire che la Provincia di Salerno, con una densità di popolazione sopra la media nazionale ed una concentrazione di edifici seconda solo a Roma e Torino, ha il 198% di fabbricati abbandonati più della piccola Matera.

Cosa è successo a tutti questi edifici? Terremoti, alluvioni, dinosauri, invasioni aliene? Le ipotesi che si fanno strada sono varie. Volendo restare nel campo del mondo reale e non delle favole, si potrebbe innanzitutto trattare di “case fantasma”, cioè case mai registrate al catasto, in seguito individuate con le immagini aeree. Prassi diffusa è anche quella di costruire palazzine a più piani e lasciare l’ultimo incompleto e privo di tetto (vi capita mai di vederne per strada?), dichiarando al catasto l’intero fabbricato come rudere inagibile.

Certo, perchè se l’immobile è classificato come rudere, il risparmio è notevole. Una seconda casa di 80 metri quadri a Salerno ad uso abitativo costerebbe all’incirca 798 euro di IMU. L’imposta municipale per una casa di villeggiatura in montagna, magari un villino di 250 metri quadri in un paese del Cilento, costerebbe 1.113,37 euro. In entrambi i casi, invece, basterebbe privarla del tetto per pagare ZERO euro. E’ evidente che il fenomeno non può che riguardare prevalentemente le abitazioni rurali, ma le dimensioni sono piuttosto estese. Nel 2011 le abitazioni censite catastalmente come ruderi nel salernitano erano 5.440; in soli 3 anni sono cresciute di 2.578 unità e non c’è stato alcun terremoto come in Emilia, Abruzzo o Lazio: viene davvero da pensare che la catastrofe abbattutasi sul nostro territorio sia proprio l’IMU, non intensificata da qualche centimetro di pioggia, bensì da qualche metro di furbata tutta italiana.

Mi auguro solo che adesso a qualche lettore non venga l’idea di far saltare in aria il tetto del proprio palazzo e di farlo riclassificare “edificio collabente”.

Marco Giordano

(Articolo pubblicato dal Gruppo Editoriale L’Espresso sul quotidiano cartaceo “La Città” – 7 ottobre 2015, a pag. 18)

Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *