La “Pen” ha riscritto la storia ed ha ragione

Marine Le Pen ha ragione. Nonostante siano in tanti a sostenere il contrario, la ragione di Le Pen si espande come una macchia di inchiostro sulla storia contemporanea di questa vecchia e stanca Europa, riscrivendone le pagine ingiallite di nostalgia. La candidata alle presidenziali francesi 2017 del partito di estrema destra, Front National, si presenta come unico candidato alternativo “alla destra e alla sinistra dei soldi”, mentre i suoi sostenitori gridano a gran voce “siamo a casa”. Sostiene con vigore che dall’esito delle elezioni dipenderà il futuro della Francia, “come nazione libera“, e che “dopo decenni di errori e lassismo” e “di false alternanze”, ora ci si trova a un bivio: “difendo i muri portanti della nostra società” contro “i nostri dirigenti che hanno scelto una globalizzazione deregolamentata” e “un’immigrazione di massa”.

Sembra ormai rischiarire l’alba di una nuova forza politica per la storica nazione europea, che saluta l’avanzare di un nuovo “partito trasversale”: di “destra” perché attento ai valori patriottici, di “sinistra” perché attento ai problemi sociali, di “centro” perché attento ai valori cristiani. Il popolo risponde con un crescente consenso allo straripante fenomeno del sincretismo, l’unione apparente di elementi ideologici inconciliabili contro pericoli esterni comuni. La candidata Le Pen denuncia “la violenza estrema e le restrizioni delle libertà, che si moltiplicano in tutto il paese attraverso la diffusione del fondamentalismo religioso”. I musulmani in francia sono oltre 500mila, una delle comunità più grandi d’Europa, “un’occupazione di sezioni del territorio, di quartieri nei quali si applica la sharia, è un’occupazione” insiste Le Pen. “Non ci sono carri armati, non ci sono soldati, ma è comunque un’occupazione, e pesa sulle persone”. Musulmani e immigrati occupano posizioni e ruoli economici di ogni tipo in Francia, di cui stanno portando al collasso settori strategici.

 È per questo che Le Pen ribadisce con fermezza “La Francia ai francesi”, difende con determinazione il lavoro, e come tutti i suoi sostenitori vuole che la Francia sia “un paese che finalmente riconosca, come prima misura sociale, quella di dare lavoro a tutti i francesi”, messi in ginocchio da una storica disoccupazione, ormai oltre la soglia del 10,4%. Ragion per cui occorre liberarsi al più presto dal “sistema tirannico” europeo, che sarebbe la causa di tutti i mali della Francia, compresi quelli economici: l’obiettivo è quello di rovesciare la sottomissione all’Europa, dettata nell’umiliazione del Trattato di Versailles. Qualcuno penserà ad un errore, e che il trattato in questione sia quello di Maastricht. Allora, ripartendo da “Front National”, rileggete fin qui il pezzo sostituendo “Francia” con “Germania”, “musulmani” con “ebrei”, proprio come ha fatto Le Pen nei suoi comizi, in una Francia in ginocchio come tanti Stati europei, dove la realtà socio-economica di oggi sta coincidendo, rovinosamente, con quella della Germania pre-Hitler.

Sarei curioso adesso di vedere l’espressione dei miei lettori. Sui vostri volti ci sarà incredulità o accondiscendenza? Qualunque sia la vostra posizione, certo è che nessuno potrà negare l’evidenza dei fatti. E l’evidenza indiscutibile è che la storia ha dato, dà e darà ragione a Marine Le Pen. La ragione di Le Pen è certa, quanto il fatto che tutto ciò che avete letto finora è il copia e incolla del programma elettorale di Gregor Strasser, mente indiscussa del partito nazista, che salì al potere in Germania nel 1932 con il 38,4% dei voti. La Pen ha solo riscritto la stessa storia con un inchiostro di colore diverso, una storia dove i colori contano, fanno la differenza, come le differenze tra i popoli. Composte da frange di ignoranti che, ignari di reali problematiche ignorate, alimentano e si alimentano di paure, pregiudizi, risentimenti contro le differenze che colorano i popoli da sempre. Corsi e ricorsi di una storia stagnante, qualunque sia la Pen del momento, pronta a riscrivere le stesse mostruosità sulle pagine di una civiltà umana dalla memoria breve.

Marco Giordano

(22 aprile 2017 – per asinU, rivista sarcastica e di informazione dell’Unisa – Università degli Studi di Salerno)

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